The killing of a sacred deer (2017)
Categoria: Recensione
7 Dicembre 2019
di Yorgos Lanthimos
con Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan
L’accoppiata Lanthimos – Farrell aveva già lasciato un segno con Lobster, e torna qui a colpire lo spettatore con tutto il suo potere di evocazione, simbolismo e humor nero. Ritroviamo i dialoghi monotoni, non nei contenuti ma proprio nel tono. Ritroviamo l’ipocrisia, il tentativo costante di sfuggire alle proprie responsabilità, ma qui si tratta di un individuo e non di un gruppo, non della società. Si tratta di un chirurgo, precisamente di un cardiochirurgo, e del distacco abissale tra le sue debolezze, le sue colpe, e l’immagine semidivina di se stesso che coltiva e dentro cui pretende di vivere. Un’immagine che viene demolita pezzo per pezzo da un elemento esterno al mondo trionfante, scintillante di logica e scienza dentro e dietro cui nasconde le proprie fallacie. Un elemento che vive e impone regole differenti, regole antiche e non negoziabili, un’idea di giustizia profonda e spietata. E in un crescente senso di incubo lo spettatore accompagna il chirurgo-dio, improvvisamente essere umano e vulnerabile, disarmato davanti al profetico dilemma, all’occhio per occhio, al necessario sacrificio riparatore, destinato ad affrontare il lutto incombente e sperimentarne nel cuore le fasi: negazione, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione. Un film esasperante, spietato e nerissimo. Guardarlo è una sofferenza, ma ne vale la pena.
Biblico
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Offese dirette per la nostra storia di specie, la nostra volontà individuale e per le nostre vetture, nel loro piccolo, i dossi stradali artificiali sono un segno inequivocabile di come questa civiltà sia giunta al proprio capolinea.
Assenza di uno scenario di vittoria, dipendenza dal sistema, lotta per se stessa, nessuna evoluzione e davvero troppa arroganza. Ecco cosa non mi convince dell’organizzazione V_V, nel metodo e nel merito.
Le selezioni di contenuti, le restrizioni di espressione, le censure e i condizionamenti che un social come Facebook impone all’opinione pubblica mondiale sono ormai una minaccia inaccettabile.