La guerra di Facebook
Categoria: Articolo
23 Aprile 2023
Facebook raccoglie ad oggi quasi tre miliardi di utenti, per cui che ci piaccia o meno è uno dei più potenti strumenti di diffusione di informazione, ragionamenti, notizie e opinioni.
Non è accettabile che l’opinione pubblica mondiale venga indirizzata da un ente privato a suo piacere su alcune opinioni e censurata dalla possibilità di esprimerne, valutarne, condividerne e diffonderne altre. Non è accettabile che un ente privato stabilisca che alcune notizie vengano diffuse e altre oscurate. Non è accettabile che un ente privato decida che alcuni individui possano farsi sentire e altri vengano zittiti ed oscurati.
Su questo occorre agire, al più presto e in modo deciso, perché non si tratta qui di principi astratti, ma di ricadute dirette sulla vita concreta.
Nessuna delle folli derive politiche, sanitarie, economiche e persino militari attualmente in atto sarebbero possibili senza una opinione pubblica pilotata e addestrata a pensare a comando.
Qui non si tratta di un post o di un individuo, si tratta delle basi della democrazia stessa: che etimologicamente significa letteralmente “il potere del popolo”.
Che potere è, se un ente privato può decidere in che recinti esso debba esistere, su che temi possa svilupparsi e confrontarsi, entro quali percorsi possa esprimersi, chi vi possa partecipare e chi ne venga escluso, di che cosa si possa parlare e di che cosa no?
Vi potrà parere esagerato, ma la democrazia è minacciata assai meno da fucili, carri armati, bombe e cannoni. L’arbitrio della forza può infatti cancellare temporaneamente le funzioni della democrazia, ma il controllo della formazione dell’opinione pubblica ne cancella la stessa radice a partire dalle nostre menti.
A tutti gli effetti, che ce ne siamo accorti o meno, proprio ora e proprio qui sui social, siamo tutti in guerra.
Libri di Stefano Re:
» Identità Zero | Libro | 06/05/15
» Mindfucking | Libro | 06/05/15
» FemDom – preludio all’estinzione del maschio | Libro | 06/05/15
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Offese dirette per la nostra storia di specie, la nostra volontà individuale e per le nostre vetture, nel loro piccolo, i dossi stradali artificiali sono un segno inequivocabile di come questa civiltà sia giunta al proprio capolinea.
Assenza di uno scenario di vittoria, dipendenza dal sistema, lotta per se stessa, nessuna evoluzione e davvero troppa arroganza. Ecco cosa non mi convince dell’organizzazione V_V, nel metodo e nel merito.
Le selezioni di contenuti, le restrizioni di espressione, le censure e i condizionamenti che un social come Facebook impone all’opinione pubblica mondiale sono ormai una minaccia inaccettabile.