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il Vostro mondo

Categoria:  Articolo

21 Febbraio 2020

Non state mai giudicando davvero gli altri, state sempre giudicando voi stessi. Quel che vediamo fuori di noi lo stiamo comunque vedendo noi, attraverso non solo i nostri occhi ma soprattutto la nostra mente, i nostri filtri percettivi, le nostre priorità, i significati che scegliamo di attribuirvi. Quindi, ciò che vediamo fuori di noi non ha granché a che fare con qualcosa di esterno a noi stessi, quanto con ciò che siamo, ciò che vogliamo essere, ciò che finiamo col diventare.

Allo specchio

Chi vede minacce, descrive se stesso come previdente – o magari paranoico. Chi vede opportunità, descrive se stesso come furbo – o magari approfittatore. Chi vede pericoli, descrive se stesso come prudente, oppure fifone. Vale per qualsiasi mondo voi stiate osservando, e – davvero – piantatela con la lagna del “ma è il mondo lì fuori che è davvero così”. Il mondo è solo quel che vedete voi, due persone guardano lo stesso identico disegno, uno ci vede un grosso gelato e l’altro un fungo atomico.

Ecco dunque che, oltre a giudicare (decidere) il vostro universo, potreste voler fare un salto di qualità e provare ad giudicare voi stessi attraverso proprio ciò che vedete attorno a voi.

Conoscere le regole

Perché, sapete, è solo quando cominciate a osservare le regole percettive cui state ubbidendo che potete cominciare a farle vostre, esserne padroni e, se ritenete, persino cambiarle. Cambiare voi stessi, cambiare il mondo in cui vivete. Invece, finché ubbidite a regole che non conoscete siete solo degli schiavi, senza nemmeno saperlo. Che è precisamente come vive la sua intera esistenza quasi ogni essere umano: vede un mondo che non sa di disegnare tale, non conoscendo le regole e i meccanismi tramite cui lo disegna. Interagisce con esso secondo regole che conosce ancora meno, convinto di stare decidendo di volta in volta qualcosa mentre sta solo ubbidendo. Lotta, vive e infine muore nella più totale ignoranza, senza aver nemmeno mai capito di non aver proprio vissuto un solo minuto.


Stefano Re
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