Come sei cambiato

Categoria:  Articolo

13 Marzo 2020

Caro lettore che auspichi “leggi durissime” in tutto il mondo per salvarsi dal coronavirus, puoi pensarla un po’ come preferisci ovviamente, ma – come spesso accade – non ti sei accorto di cosa è cambiato in te. Vedi, soltanto un anno fa, se ti avessero detto che per uscire di casa dovevi avere una autorizzazione scritta, proprio tu avresti gridato alla dittatura.

Oggi invece, dopo aver subito anni di spauracchi mediatici su epidemie immaginarie e rischi immaginari (LetalMorbillo! Se non vaccini subito anche il tuo cane, morirà di certo un bimbo immunodepresso!), catturato nella narrazione apocalittica del coronavirus, sei il primo ad augurarti che tutto il mondo adotti restrizioni severissime alla libertà di chiunque. A partire dalla tua.

Anche se il mostro che temi è soltanto un virus del raffreddore. Anche se chi lo annuncia non ha alcun titolo per decidere dei tuoi diritti. Anche se l’emergenza Terapie Intensive – quella sì, reale – è stata costruita a tavolino tagliando i fondi alla Sanità per dieci anni di fila. Anche se tutto questo racconto del terrore si basa su dati che ogni giorno vengono smentiti e modificati, tanto al rialzo quanto al ribasso, e dunque complessivamente del tutto inaffidabili. E proprio in questo caos, in questa ridda di allarmi e controallarmi, cresce la tua necessità inconscia di certezze, l’ansia di sicurezza, il bisogno di una qualsiasi autorità che ti protegga dal Male. Anche mettendoti in catene.

Questo, è il vero cambiamento che è avvenuto. Oggi sei pronto ad accettare le catene che ieri avresti rifiutato. Un cambiamento avvenuto dentro di te, non fuori di te.

Rendere milioni di persone pronte non soltanto ad accettare ma persino a sostenere in prima persona la violazione dei propri diritti fondamentali. Si chiama geoingegneria sociale. Quando è fatta bene, le vittime nemmeno se ne accorgono.

Niente da dire, eh, i miei complimenti: quelli che han progettato tutto ciò, persone che un tempo avrei chiamato “colleghi”, questo lavoro lo hanno fatto proprio bene.

Stefano Re
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