Tutti i miei peccati
Categoria: Articolo
1 Marzo 2010
Superbia
Sono superbo per gli occhi che ho: sono superbo perché vedo dentro di me e talvolta dentro gli altri e non ho timore di guardarvi a fondo. Sono superbo perché so di prendermi le mie responsabilità per ciò che sono: non devo nascondermi dietro la modestia.
Avarizia
Sono avaro delle mie paure, sono avaro dei miei dolori. Posso regalarne talvolta, ma è solo per vederli più a fuoco nello specchio degli occhi altrui. La mia avarizia è assoluta, completa, e rigogliosa.
Lussuria
Tutto è lussuria per me: godo del piacere, del dolore, persino dell’indifferenza. Godo della paura, della dipendenza, della dannazione e dell’evoluzione, della bellezza e dell’orrore. Il mio piacere è fisico, anche quando è solo un pensiero. Abuso del mio corpo per trarne sensazioni che divoro.
Ira
Io odio senza ritegno: talvolta disciplino la mia rabbia perché avveleni con dolce prudenza, perché avveleni più a fondo e in modo più irreparabile. Godo della mia rabbia: è un frustino che posso usare per spingermi avanti quando lo desidero, trattenere quando voglio avvicinarmi, esplodere quando scelgo che sia tempo di fiamme.
Gola
Non c’è gusto che non abbia assaggiato. Divoro me stesso quanto divoro il mondo, con ingordigia e senza freni. Mi ingozzo di cose deliziose, di veleni e di ciò che più mi ripugna quando lo desidero. Se e quando ho scelto l’ascetismo dalla gola, è stato per gustare anche la privazione. Ed è tutto per celebrare me stesso.
Invidia
Invidio con fatica. Ma capita, perché anche invidiare ha un sapore tutto suo e non mi faccio mancare niente. Invidio chi è felice e chi è infelice, quando lo sono ed io no.
Accidia
Scegliere il nulla, lasciare che il mondo rotoli e che le cose avvengano, stare a guardarle con divertita indifferenza. Sprecare il mio tempo e le mie forze per non fare assolutamente nulla: c’è delizia più prelibata?
Articolo originale pubblicato su Facebook nel marzo 2010
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Assenza di uno scenario di vittoria, dipendenza dal sistema, lotta per se stessa, nessuna evoluzione e davvero troppa arroganza. Ecco cosa non mi convince dell’organizzazione V_V, nel metodo e nel merito.
Le selezioni di contenuti, le restrizioni di espressione, le censure e i condizionamenti che un social come Facebook impone all’opinione pubblica mondiale sono ormai una minaccia inaccettabile.
Tra tutte le mostruosità espresse ed implicite nella sentenza della Corte inCostituzionale appena pubblicata, la più folle è probabilmente questa: si ufficializza il “consenso obbligato”.