Sacrificando innocenti

Sacrificando innocenti

Categoria:  Articolo

22 Novembre 2020

La medicina non è una scienza esatta.

Le scienze esatte sono discipline teoriche, basate su rapporti numerici astratti. La medicina ha come oggetto la cura del corpo umano, e pur condividendo gli stessi organi e lo stesso funzionamento di massima, ogni corpo umano è differente. E ogni corpo umano reagisce in modo differente sia ad un agente patogeno che ad un dato trattamento sanitario. Per questo, la medicina non è una scienza ma una pratica[1]. Una pratica che deve essere – e non può che essere – adeguata di caso in caso, tramite la conoscenza del singolo paziente, delle sue reazioni, delle sue condizioni, delle sue caratteristiche. Questo è infatti il significato di “curare”: “prendersi cura”.

Definire scienza la medicina è un errore pericoloso

Cercare di trasformare la medicina in una scienza non è soltanto un errore stupido: è un errore pericoloso. Quando si considera la medicina una scienza, si ragiona su grandi numeri, su statistiche, su percentuali. Ma questo approccio ha senso nel riparare una scrivania, un trattore o un computer che non funzionino troppo bene, perché seppure in una percentuale minoritaria, il peggio che può accadere è che tali oggetti si rompano del tutto. Non è invece attuabile sugli esseri umani. Attuarlo – come è stato fatto in passato durante spietate dittature e come si tenta oggi di far passare per “normale” – significa trasformare l’essere umano in un oggetto. Significa considerare la salute e la vita come beni sacrificabili, su cui qualcuno possa decidere per conto degli altri. Nessuno deve avere il potere di decidere di uccidere qualcuno per il bene comune. Sacrificare la vita di alcuni per un teorico “bene comune” è una azione eticamente identica al sacrificare vergini agli dei della brughiera per favorire un buon raccolto. Un gesto indegno di una società civile, che solo individui umanamente miseri possono concepire, condividere e propagandare.

Considerare la medicina una scienza non è solo un errore stupido, è un errore pericoloso.

I trattamenti sanitari di massa sono un errore

Compreso il punto precedente, diventa del tutto ovvio perché rendere i trattamenti sanitari delle operazioni di massa sia una follia. Lo stesso trattamento sanitario in presenza degli stessi sintomi generici può risultare benefico per alcuni pazienti, inutile per altri, dannoso e persino letale per altri ancora. L’applicazione di un trattamento sanitario deve SEMPRE essere considerata sulla base del singolo caso, della sua storia medica, delle sue condizioni e reazioni individuali. Solo in condizioni di emergenza si possono attuare trattamenti sanitari senza una adeguata anamnesi del paziente e una adeguata analisi del contesto del singolo caso. E “condizioni di emergenza” non significa numeri astratti di ipotetici contagi: significa condizioni di pericolo presenti e concrete per il paziente in esame. Il paziente, perché stiamo comunque parlando di trattamenti individuali. I trattamenti sanitari non possono che essere sempre e comunque individuali.

I trattamenti sanitari obbligatori sono un crimine

Se già i trattamenti sanitari di massa sono un pericoloso errore, renderli obbligatori è sotto ogni profilo un crimine. Significa di fatto condannare a subire danni alla propria salute, quando non condannare a morte, un numero variabile di persone. Quando un paziente muore a causa di un trattamento sanitario che ha liberamente scelto di subire, siamo certamente di fronte a un pessimo esempio di “medicina”. Ma quando un paziente muore a causa di un trattamento sanitario che gli è stato imposto obbligatoriamente, contro la sua stessa volontà, siamo di fronte a un omicidio a tutti gli effetti. Se questo crimine viene compiuto contro gruppi di persone, siamo di fronte a una strage.

Prevenire è davvero meglio che curare?

Se i media svolgessero anche solo in parte il ruolo che dovrebbero svolgere in una società funzionale, quello cioè di spiegare con semplicità e portare chiarezza su questioni complesse, la sola frase “vaccinazione obbligatoria di massa” sarebbe considerata un articolo del codice penale. Abbiamo appena visto perché i trattamenti sanitari di massa sono degli errori, stupidi e pericolosi, e perché i trattamenti sanitari obbligatori sono un crimine. Ma le vaccinazioni obbligatorie di massa riescono ad essere un crimine ancora peggiore.

Esistono trattamenti sanitari curativi e altri preventivi. Quando una persona è affetta da grave malattia, somministrargli dei farmaci che ne curino la causa è un esempio di trattamento sanitario curativo. Quando invece una persona è del tutto sana e gli si somministra un medicinale per prevenire un possibile rischio di salute futuro, parliamo di trattamento preventivo. Le vaccinazioni appartengono a questo ultimo tipo: sono trattamenti preventivi.

Le vaccinazioni obbligatorie sono un crimine contro l’umanità

Mettiamolo bene a fuoco: le vaccinazioni sono somministrate a individui in piena salute. E come ogni altro trattamento sanitario, le vaccinazioni risultano utili in alcuni casi, inutili in altri casi, pericolose quando non letali in altri casi ancora. Se un paziente gravemente ammalato muore a causa di un trattamento sanitario che ha liberamente scelto di subire, siamo certamente di fronte a un pessimo esempio di “medicina”. Ma quando un individuo totalmente sano muore a causa di un trattamento sanitario che gli è stato imposto obbligatoriamente, contro la sua stessa volontà, siamo di fronte a un omicidio a tutti gli effetti, reso ancora più odioso dalla beffa di una giustificazione grottesca: «eri in ottima salute, ti abbiamo ucciso per evitare che, forse, un domani, ti ammalassi». Quando tale crimine viene compiuto contro gruppi di persone, siamo di fronte a una strage. Se poi questo crimine viene compiuto su intere popolazioni, siamo di fronte a un vero e proprio crimine contro l’umanità. Ed è precisamente ciò cui stiamo assistendo: spaventati, anestetizzati e distratti da terroristiche e molto opportune “emergenze sanitarie”, diffuse quotidianamente dai media.


Note

[1] Lo so, il lettore tanto intelligente si sta domandando con visibile scetticismo se io sia qualificato per affermare che la medicina non è una scienza. Tralasciamo la discussione su quale sia la qualifica di competenza (per quanto possa sorprendere quello intelligente, no: non è la laurea in medicina), non sono il solo ad affermarlo. Lo afferma anche lui: Giorgio Cosmacini, medico, filosofo, saggista e accademico, docente di Storia della medicina presso la Facoltà di Filosofia e quella di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. È considerato il maggiore storico della medicina italiano ed è autore di numerose opere d’argomento storico-medico e filosofico-medico.

La medicina non è una scienza
Stefano Re
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