il Momento Evolutivo
Categoria: Articolo
14 Dicembre 2022
Sono giunto alla conclusione che tutto ciò che stiamo vivendo, comunque lo si voglia interpretare nel dettaglio, non è altro che l’insieme dei prodromi di un epocale momento evolutivo della nostra specie. Già in molti hanno parlato di “speciazione”, ed è certamente corretto, ma a mio vedere resta una definizione ancora troppo timida e parziale del processo in corso. La speciazione vede un ramo di una specie differenziarsi ed evolvere per suo conto. Io ritengo che ciò cui stiamo avviandoci oggi sia un momento evolutivo collettivo di tutta la nostra specie, non l’evoluzione casuale di un singolo ramo distinto.
La divisione, quel che ho definito Great Divide o Grande Bivio, è semplicemente la presa di posizione di una parte dell’umanità che inconsapevolmente ma collettivamente rifiuta questo passaggio evolutivo, a fronte di quell’altra parte che invece lo accetta e lo abbraccia, avviandosi a percorrerlo. Non ho idea di quanto esso durerà né delle effettive modifiche, certamente mentali e sociali, forse anche biologiche, che produrrà, ma ritengo che sia un passaggio paragonabile soltanto alla acquisizione della autocoscienza. Quel momento critico che ha visto un essere che viveva sull’istinto e sulla reazione all’ambiente sviluppare consapevolezza della propria individualità, identità e visione prospettica. Ciò che ci ha trasformato da animali in esseri umani.
Il passaggio che vedo oggi avviarsi per la nostra specie è fondamentalmente quello che vive ogni individuo nel passare da adolescente ad adulto, che consiste precisamente nell’assunzione di potere e responsabilità. In esso ciascun essere umano, come individuo, assume coscienza del proprio totale potere sulle proprie decisioni e sulle conseguenze di esse, e movendo di qui deve confrontarsi con l’interazione sociale non più nell’ottica di obbedire a regole decise da altri bensì di un accordo sociale costantemente rinnovato, di una scelta di responsabilità e potere, le cui regole non sono già scritte ma vanno pensate, decise e assunte.
Una parte consistente della nostra specie, a livello di inconscio collettivo, rifiuta questo passaggio, perché non si sente pronta a questa assunzione di potere e di responsabilità. Questa parte dell’umanità necessita di strutture di contenimento per sentirsi al sicuro, di esperti per prendere decisioni a qualsiasi livello, di regole cui obbedire ciecamente senza doversi mai domandare se siano giuste o sbagliate. Questa parte dell’umanità richiede a gran voce e sempre più disperatamente un padre-padrone, un dio cui obbedire per sentirsi “in salvo” e lo trova in quel che la nostra cultura indica come autorità: la scienza, il potere economico, il potere politico.
In questa ottica ciò che a livello planetario stanno attuando Schwab, Soros, Gates e tutte le reti di potere che collegano soggetti di questa natura non è altro che una espressione, un sintomo o più specificamente una reazione avversa a questo enormemente più ampio e potente passaggio evolutivo. Essi forniscono ad una umanità terrorizzata proprio una risposta di rifiuto del passaggio evolutivo. Lo fanno tramite una demolizione controllata del tessuto percettivo collettivo e una sua ristrutturazione in forma strettamente gerarchica, con un autoritarismo parcellizzato e insondabile, con il concetto di “bene collettivo” non solo distinto ma specificamente opposto al bene individuale, con la struttura sociale dal formicaio, disegnando un sistema totalmente deresponsabilizzante.
Notabilmente, questo sistema configura e rafforza la cancellazione sistematica di ogni anelito di profonda spiritualità individuale. Nel percorso di rifiuto evolutivo, l’esperienza spirituale viene programmaticamente svilita come bisogno infantile o becera superstizione, tollerata solo nelle ritualità e nelle forme che la scienza consente e ridefinisce nei propri canoni, sfruttata come sistema di controllo sociale, commercializzata nella forma deteriore del formalismo sociale.
L’altra parte dell’umanità, quella che sta invece accettando questo momento evolutivo, è significativamente priva di una organizzazione, di una struttura precostituita, dei meccanismi di imposizione che anzi istintivamente rigetta come limitanti e costrittivi. Esattamente come un giovane adulto, assapora e attua il potere su se stesso che sente finalmente di poter rivendicare, con entusiasmo e ingenuità, certamente anche commettendo errori e facendone esperienza.
Molte sono le istanze che l’umanità evolutiva condivide in forma istintiva, tra le più risonanti e diffuse ricordiamo il ritorno a un contatto con ritmi e elementi propri della natura, della vita animale, della terra; l’abbandono del paradigma competitivo in favore di quello cooperativo; la cancellazione del sistema monetario a debito e del bisogno velenoso di un profitto negli scambi di beni e servizi; il superamento della medicina del sintomo nella direzione della cura della persona nel suo insieme, come il superamento della medicina collettiva, standardizzate statistica, in favore della cura dell’individuo nella sua unicità.
Non sorprende infine che, tra le molteplici caratteristiche definenti questo nuovo percorso, questo NextPath evolutivo, un ruolo centrale spetti certamente alla riscoperta e alla rivalorizzazione dell’esperienza e della dimensione spirituale.
Quando mi domandano: “ce lo lasceranno fare”? la mia risposta è sempre la stessa: “non gli chiediamo il permesso.” Fatto sta che non tocca a noi “farcela o non farcela”. Quel che possiamo e dobbiamo fare è semplicemente del nostro meglio, perché il risultato ultimo è sostanzialmente già deciso. Se c’è qualcosa che la storia ci ha insegnato, è che l’evoluzione non si ferma mai. Forze ben più grandi del volere umano e della sua tecnologia hanno spazzato il nostro pianeta, catastrofi planetarie di scala incomparabile con il peggior scenario che l’uomo possa immaginare di innescare hanno provocato estinzioni di massa di quasi ogni forma di vita, ma non hanno fermato l’evoluzione.
Il fatto che una parte sostanziosa della nostra specie non si senta equipaggiata per il momento evolutivo incombente certamente produce e produrrà mostruosità sociali, politiche, culturali, come quelle che stiamo osservando in questi ultimi anni. Ma non potrà fermare il processo in atto, così come oligarchie ubriache di potere non potranno mai imprigionare e dirigere il percorso evolutivo dentro i loro algoritmi, laboratori e medicinali. Come altrettanti Frankenstein, verranno distrutti dalle loro stesse creazioni. L’evoluzione sfugge a qualsiasi tentativo di controllo.
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