Smartphone, stupri e schiavitù

Smartphone, stupri e schiavitù

Categoria:  Articolo

27 Giugno 2020

articolo scritto il 3 luglio 2016

C’è questo signore qui nella foto, Jean-Pierre Bemba, già vicepresidente della Repubblica Democratica del Congo, condannato giusto pochi giorni fa dal Tribunale penale internazionale per crimini di guerra tra cui assassinio, stupro e saccheggio. Non lo sapevate vero? Ovviamente la notizia non è stata una grossa “hit” per quotidiani o telegiornali, molto più occupati a parlare dei campionati europei di calcio. Eppure la faccenda dovrebbe interessare a chiunque utilizzi un PC, un tablet, uno smartphone o simili prodotti, visto che quegli assassinii, stupri e saccheggi erano in gran parte motivati dalla stringente necessità di controllare le miniere di Coltan e altri minerali di cui il Congo è piuttosto ben fornito. Minerali che servono alle multinazionali per produrre appunto PC, tablet, smartphone e simili.

Ma tu, che Coltan vuoi?

Come funziona la cosa? Semplice: se una multinazionale vuole minerali a basso costo tramite intermediari rifornisce di mezzi, fucili e munizioni le bande armate locali, che schiavizzano i bambini per farli lavorare nelle miniere a costi inesistenti, senza tutele né sicurezza. I bambini sono preziosi perché sono piccoli, possono infilarsi agevolmente negli stretti cunicoli per estrarre il minerale. Poi sono bambini, più facili da gestire di un adulto, in caso si ribellino. C’è infine un piccolo dettaglio, il Coltan è radioattivo. Però state tranquilli, è radioattivo solo nella forma minerale in cui viene estratto, a mani nude, dai bambini congolesi. Sono loro che si ammalano e muoiono per estrarlo: quando arriva al prodotto finito, nel vostro cellulare, non può più nuocere.

Stuprarne mille al giorno per educarne milioni

Per buona misura, le bande armate uccidono gli uomini, stuprano serialmente donne e bambine che vivono nelle zone di interesse minerario per scacciare chi ha la sfortuna di viverci. E non parliamo di qualche episodio isolato, eh: secondo l’UNICEF soltanto nel 2009, circa 18.000 vittime di violenze sessuali in Congo hanno cercato assistenza medica. Una analisi dell’American Journal of Public Health parla di 400mila donne violentate in Congo tra il 2006 e il 2007: una media 1,152 stupri al giorno, 48 all’ora, quasi una al minuto.

Poi, ogni tanto, capita che alcune bande armate diventino più forti di altre bande armate, prendano il potere ed il controllo dello Stato e consegnino i componenti delle bande armate che han perso il trono alle autorità internazionali, ed ecco come è successo che quel signore del primo paragrafo sia stato condannato da un Tribunale internazionale.

E nessuno fa niente?

Questo simpatico giochetto è andato avanti per parecchi anni, e per quanto ne sappiamo sta andando avanti tutt’ora. Certo, ci sono stati attivisti che si sono mossi, alcuni ci hanno anche rimesso le piume, come ad esempio Pascal Kabungulu Kibembi, segretario generale della Héritiers de la Justice, ucciso davanti alla famiglia nel 2005. O Floribert Chebeya Bahizire, attivista dei diritti umani incensato anche all’ONU, invitato nel 2010 a un incontro col Responsabile Nazionale della Polizia del Congo e ritrovato cadavere nella sua macchina coi pantaloni calati, sangue e lesioni nei vari orifizi corporei. Oppure Padre Vincent Machozi, che da anni denunciava il traffico inumano di Coltan, fucilato il 22 marzo 2016 nella sua chiesa da una squadra di militari. Ma tutto questo non è stato ignorato, eh, alla fine, gli enti preposti si sono dati una mossa, sfornando un paio di leggi e decreti.

Arriva la cavalleria!

Gli USA hanno infatti emanato il Dodd Frank Act nel 2010, che dovrebbe vincolare alcuni prodotti ad una certificazione di provenienza dei materiali utilizzati, per limitare l’utilizzo di minerali dai paesi “cattivi” come il Congo. Peccato che il decreto non limiti i paesi “non sospetti” dal fare da tramite, per cui voilà: i minerali vengono lo stesso estratti con mezzi inumani, poi spediti in paesi limitrofi che fanno da tramite e “ripuliscono” l’origine dei minerali prima di venderli alle multinazionali. Come si fa a sapere che sta succedendo questo? Semplice: paesi confinanti con il Congo, privi di quei minerali sul loro territorio, ne stanno vendendo grandi quantità alle multinazionali.

UE: c’è proprio da fidarsi

Anche l’Unione Europea ha elaborato una legge per impedire queste atrocità, una vera genialata. Pensate un po’: una legge che prevede da parte delle multinazionali una autocertificazione sulla tracciabilità di provenienza dei minerali impiegati nella filiera produttiva. Rileggete bene: autocertificazione. E come se fosse troppo anche questo, tale autocertificazione è stata resa discrezionale, cioè nemmeno obbligatoria. Naturalmente, questi accordi sono stati decisi a porte chiuse, dalla solita Commissione Europea, quella stessa Commissione di persone non elette che da anni sta definendo, in segreto, le clausole di attuazione del TTIP, tanto per capirci. Grazie UE: ora sì che siamo al sicuro dal trovarci in casa dei prodotti ottenuti con la schiavitù e lo stupro seriale.

Uno stupro al minuto. Quanti minuti ci hai messo, a leggere questa nota? Insomma, noi il PC e il cellulare ce l’abbiamo. Da dove arrivino i materiali per costruirli, beh, quelli son dettagli tecnici, dopotutto.

Stefano Re, 3 luglio 2016

Aggiornamento alla ristampa di questo articolo

L’ex Vice-Presidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, condannato dal Tribunale penale internazionale per crimini di guerra tra cui assassinio, stupro e saccheggio, è stato assolto in appello  l’8 Giugno 2018. La motivazione dell’assoluzione è peculiare: sebbene sia stato provato colpevole dei crimini di guerra di assassinio, stupro e saccheggio, pare che la sua condanna originale a 18 anni di reclusione sia stata assegnata considerando l’insieme di assassini, stupri e saccheggi più ampio rispetto ai casi specifici su cui erano disponibili le prove citate in giudizio. Insomma, il nostro eroe sarebbe stato provatamente responsabile soltanto di “1 assassinio, lo stupro di 20 persone e 5 atti di saccheggio”. Per questo la giudice Christine Van den Wyngaert e i suoi degni colleghi Chile Eboe-Osuji e Howard Morrison hanno ben pensato di assolverlo proprio del tutto. E insomma, come fargliene torto? Un solo omicidio, soltanto venti stupri, che saranno mai?

E con questo, mentre in Congo i bambini continuano indisturbati da decenni a scavare Coltan a mani nude, la giustizia ha proprio trionfato del tutto.

Note e riferimenti

Articolo originale pubblicato su Facebook il 3 luglio 2016:


Sentenza di assoluzione in appello per Jean-Pierre Bemba, perché responsabile di troppo pochi omicidi, stupri e saccheggi.

https://www.icc-cpi.int/itemsDocuments/180608-bemba-judgment-summary.pdf


Coltan e Congo, dal 2013.

https://congoweek.org/en/coltan-facts.html

Stefano Re
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