la Via del Minor Disagio
Categoria: Articolo
13 Agosto 2018
Il termine “complottismo” è una italianizzazione, piuttosto bruttina, della formulazione in lingua inglese “Conspiracy Theory“, dapprima tradotta “teoria del complotto”, e in seguito indicata col neologismo “complottismo”. Pochi sanno che la locuzione originale venne coniata dalla CIA e diffusa tramite giornalisti a stipendio dell’Agenzia per attaccare a livello personale quei giornalisti e ricercatori indipendenti che denunciavano in particolare le versioni ufficiali di due eventi: l’omicidio del Presidente Kennedy (la famosa teoria della “pallottola magica”) e le prime indiscrezioni trapelate sull’incidente del Tonchino (il casus belli dello scoppio della guerra del VietNam)
Scatenando l’attacco alla credibilità personale di chi contestava queste versioni ufficiali, ovviamente si faceva leva sulla tendenza del tutto fisiologica del cervello umano di scegliere la “via di minore disagio”. Di fronte alla possibilità di ritenere vero qualcosa che ci provoca disagio, tendiamo a ritenerlo falso ed alleviare il disagio, piuttosto che accettare una verità che ci addolora, o delude, o spaventa.
Il bambino piccolo, anche quando subisce dai propri genitori maltrattamenti inumani, continua a ritenerli il suo riferimento esistenziale. È il meccanismo di base per cui preferiamo pensare che non sia un nostro amico ad aver tradito la nostra fiducia o il nostro partner ad averci tradito, ma che siano stati “traviati” o “ammaliati” da qualcun altro con qualche imbroglio.
Ed è lo stesso meccanismo per cui si preferisce sempre credere che una autorità in fin dei conti ci voglia bene. Persino quando ci accorgiamo che ci sta danneggiando, tendiamo a pensare avvenga per colpa di una disfunzione occasionale, incidentale, di una “mela marcia”, piuttosto che accettare che una autorità possa semplicemente non voler per niente il nostro bene, considerarci sacrificabili ad altre priorità o persino volerci soltanto sfruttare per un qualche fine.
Il concetto di “complottismo” si inserisce proprio in questo meccanismo: facendo leva sul desiderio delle masse di scegliere la “via di minore disagio”, squalifica ogni contestazione delle versioni ufficiali dando del paranoico a chi le smaschera. Dovendo scegliere se dare fiducia alle autorità costituite o a un singolo accusato di essere un folle, la maggioranza delle persone preferirà sempre sostenere la posizione dell’autorità.
Per inciso, sia nel caso dell’omicidio Kennedy che nel caso dell’incidente del Tonchino, i “teorici del complotto” avevano ragione e le versioni ufficiali erano una manica di bugie. Ugualmente, però, definirli complottismi ha permesso di screditare ogni contestazione e continuare a far ritenere valide le versioni “ufficiali”, e menzognere, per decenni. Per qualche ciarlatano, e molti disinformati, lo sono ancora oggi.
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L’omicidio di JFK:
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Incidente del Tonchino:
“Soltanto nel 1982 si scoprì che quello che passò alla storia con il nome di “incidente del Tonchino” fu soltanto una messinscena per giustificare il casus belli dell’attacco statunitense al Vietnam del Nord senza la formale dichiarazione di guerra[25]. In quell’anno, infatti, un ex agente della CIA, tal Philip Liechty, dichiarò che sia l’Incidente del Golfo del Tonchino sia il successivo affondamento di un vascello nordvietnamita carico di armi cecoslovacche dirette ai guerriglieri Vietcong il 16 febbraio 1965 furono entrambi una montatura organizzata dai servizi segreti statunitensi[25]. “
https://it.wikipedia.org/wiki/Incidente_del_golfo_del_Tonchino
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“Una delle bugie più gravide di conseguenze riguardava il celebre “incidente del Tonchino”, il presunto attacco nordvietnamita contro la US Navy nel Golfo del Tonchino. Una montatura, che nel 1964 servì a Johnson per convincere il Congresso ad approvare la sua escalation militare. Con la pubblicazione integrale, risulta evidente che gli autori dei Pentagon Papers erano perfettamente consapevoli del contenuto controverso e potenzialmente destabilizzante di quel rapporto.”
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