La nebbia
Categoria: Articolo
29 Novembre 2019
Mi è sempre piaciuta la nebbia. Mi hanno chiesto perché, ed ho risposto: io un motivo ce l’ho da fornirti, ma tu vuoi davvero sentirlo? La maggior parte delle domande che poniamo, non le poniamo davvero per sentire la risposta. Le poniamo perché fanno parte del copione: esattamente come in un film, ci sentiamo confermati “nel nostro personaggio” ponendole. È semplicemente quel che va chiesto in quel momento, ma non è davvero quel che ci interessa sapere. Ecco perché, difatti, ci sono domande che non poniamo mai, anche se ci interesserebbe moltissimo sentire le risposte. Ci sono cose che non possiamo domandare, perché non sono “nel nostro personaggio”. Non fanno parte del copione. Ogni azione che compiamo, anche porre domande, risponde a una esigenza fondamentale: confermare a noi stessi e agli altri la nostra identità. E per questo, nella maggioranza dei casi, una volta posta la domanda, abbiamo già svolto il compito ad essa relativo: la risposta non ci serve, nemmeno la stiamo a sentire. E tutto questo fa proprio parte della risposta sul perché mi piaccia la nebbia.
Ogni giorno vediamo le stesse cose. Anche quando sono diverse, restano sempre le stesse. Stessi dialoghi, stesso quadro. Stesso panorama dalla stessa finestra: stesse case, stesse strade, stesse macchine, stesso scenario. Esattamente quello scenario che ti conferma chi sei, che ti rassicura di essere sempre la stessa persona. La nebbia arriva e scompiglia tutto ciò. Arriva e ricopre le cose. Si arrotola attorno ai lampioni, carezza le piante, abbraccia le macchine e nasconde tutto. Può occultare assai poco, in modo velato, come una lieve foschia, lasciare almeno delle forme più o meno definite, oppure celare del tutto: far proprio svanire ogni cosa nell’oblio. La nebbia arriva e srotola una spessa coltre di mistero sul mondo attorno a te. Il mondo sotto di essa ci sarà ancora? Sarà ancora quello di prima, o sarà cambiato? In questo anche soltanto simbolico, anche soltanto momentaneo mistero, ogni cosa è necessariamente rinnovata, ogni cosa è di nuovo una sorpresa. E precisamente questo fenomeno, questa incertezza percettiva, per quanto soltanto simbolica, soltanto suggerita, è ciò che della nebbia trovo così piacevole. Dalla nebbia può emergere qualsiasi cosa: il mondo che conosci, certo, ma anche uno nuovo, uno diverso. Quel che desideri o quel che temi. Qualcosa di orribile o qualcosa di meraviglioso. E poiché è il mondo in cui viviamo a dirci chi siamo, dalla nebbia puoi emergere rinnovato tu stesso, ed essere qualcosa di inedito, qualcosa di diverso. Qualsiasi cosa.
Non è occasione da poco.
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