Lettera Aperta alla Giudice Zanda
Categoria: Articolo
1 Agosto 2022
Buongiorno Gentile Sig,ra Giudice Susanna Zanda,
mi chiamo Stefano Re, svolgo l’attività di scrittore e docente di metacomunicazione e le scrivo per informarla di una azione censoria riguardante un atto pubblico da lei sottoscritto.
In data mercoledì 13 luglio 2022 ho pubblicato sul mio profilo Facebook tre brevi estratti dell’Ordinanza della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze da Lei sottoscritta, datata 6 luglio, che reintegra una psicologa sospesa dal lavoro perché non ha aderito alla campagna vaccinale contro il Covid19.
Essendo il mio profilo seguito da diverse decine di migliaia di persone, ed avendo io evitato di inserire parole che notoriamente gli algoritmi di controllo di Facebook identificano per oscurare la visibilità, il post ha accumulato in pochi minuti un enorme numero di visualizzazioni, feedback di apprezzamento, commenti e condivisioni. A questo punto il post in questione è stato cancellato dal sistema e mi è stato comunicato laconicamente che ero sospeso dalla partecipazione al social network per 30 giorni perché il post in questione violerebbe norme della community “in materia di disinformazione che può provocare violenza fisica”. In ulteriore messaggio automatico di specifica, anche che le informazioni contenute nel testo censurato: “potrebbero fuorviare le persone su come curare o prevenire una malattia o potrebbero spingerle a non cercare cure mediche”.
Ora,
– premesso che Facebook, benché ente privato, svolge indiscutibilmente tramite il social una funzione pubblica, fornendo di fatto la piazza virtuale di dibattito presso cui gran parte della popolazione italiana (e mondiale) forma ed esprime le proprie opinioni;
– premesso che non è la prima volta che Facebook cancella espressioni di mie opinioni e mi sospende per differenti durate di tempo dalla partecipazione al pubblico dibattito;
– premesso anche che stando alla Costituzione Italiana nessun ente, men che meno un ente privato, ha potere arbitrario di censurare l’espressione delle opinioni di qualsiasi cittadino, con la sola eccezione di un atto della magistratura ove l’espressione in questione consista essa stessa in un reato;
– considerato che nessun contratto privato può violare diritti dichiarati inviolabili dalla Costituzione, pertanto nessuna “regola della community” può legalmente venire usata per censurare la libera espressione del pensiero;
Era ed è mia intenzione portare alla Sua attenzione questo specifico atto censorio perché, oltre a consolidare “de facto” la costante violazione dei principi sopraindicati, in questo caso l’azienda Facebook si è spinta a censurare esplicitamente la diffusione di un atto pubblico giudiziario, diffuso da un Tribunale dello Stato. Il post in questione infatti era composto da citazioni letterali estratte dall’ordinanza e un link al testo originale dall’atto giuridico, praticamente senza alcun commento o considerazione aggiuntiva da parte mia tranne un generico apprezzamento.
La domanda che mi pongo e le rivolgo, gentile Giudice, è se sia accettabile che un ente privato censuri la diffusione di un atto giudiziario emesso da un tribunale dello Stato. Se sia accettabile che un ente privato punisca un cittadino che lo cerca di diffondere, escludendolo dal pubblico dibattito. Se sia accettabile che un ente privato definisca impunemente “pericolosa disinformazione” il contenuto di un atto pubblico emesso da un Tribunale dello Stato. Le chiedo in sostanza se lo Stato Italiano abbia ufficialmente ceduto il primato sulla applicazione delle leggi all’arbitrio di enti privati che a quanto pare non tengono in alcuna considerazione neppure i principi fondamentali della Costituzione e non debbono rispondere a nessuno delle loro decisioni.
Mi auguro che le mie domande non cadano nel vuoto e che l’immobilità registrata fino ad oggi da tanta parte della magistratura si interrompa con un’azione decisa e simbolica che ristabilisca le premesse dello stesso Stato di Diritto in questo paese.
Nel caso risultassero utili, allego immagini originali dei messaggi ricevuti da Facebook e del testo da me pubblicato e poi oggetto di censura. Rimango ovviamente disponibile per qualsiasi ulteriore chiarimento ove da Lei ritenuto utile o necessario.
Ringraziando per l’attenzione,
Porgo cordiali saluti,
Stefano Re
PS: dopo la mia contestazione dell’atto censorio Facebook ha graziosamente ridotto la “pena sospensiva” del mio diritto di espressione a una settimana. Non fosse ulteriore dimostrazione dell’arbitrarietà delle decisioni della corporation in materia di diritti costituzionali, verrebbe da commentare: “com’è umano lei” in tono fantozziano.
Testo originale dell’Ordinanza del tribunale:
https://www.byoblu.com/wp-content/uploads/2022/07/Delibera-Tribunale-Firenze_.pdf
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