EuroGendFor
Categoria: Articolo
3 Novembre 2014
EuroGendFor, ovvero: l’unica polizia che proprio non ci serve.
Mi tocca fare una mini premessa storica. Mi laureai nei tardi anni ’90 con una tesi intitolata: “L’omicidio maniacale seriale: uno studio del fenomeno e un progetto operativo per l’Europa”. La tesi trattava ovviamente di quel che dice il titolo, e la sua seconda parte (la proposta di creare un Ufficio di Polizia Europea) mi ha condotto a incontrare e dialogare con alcune persone che, in quegli anni, si occupavano dello scambio di informazioni tra gli apparati di Polizia e Giudiziari (Law Enforcement, per dirla in modo più semplice) dei vari paesi europei.
Quei dialoghi mi fruttarono la piena consapevolezza su due punti:
a) La creazione di simili uffici aveva costi elevati e grandi difficoltà, per via delle notevoli resistenze degli apparati dei singoli stati a trovare formule condivise.
b) Non c’era la minima intenzione a livello politico di muoversi su quel terreno, per il semplice motivo che non se ne vedevano vantaggi in termini di consenso elettorale. La mia idea, che una Europa in cui si stavano abolendo le frontiere avrebbe presentato notevoli problemi nella repressione di alcune attività criminali, veniva considerata assai verosimile, ma poco vantaggiosa. Lasciamo stare quel che è poi venuto fuori in termini di prostituzione, mafie legate all’immigrazione, traffico di organi, traffico di droga e dulcis in fundo omicidi seriali: avevo ragione, ma quello nessuno lo negava anche allora. Semplicemente, finanziare simili strutture non portava consensi elettorali e costava parecchio, per cui nisba. Amen.
Passiamo ora al 2003, anno in cui il Ministro della Difesa francese Alliot-Marie, durante un incontro dei ministri della Difesa della Unione europea a Roma, lancia sul tavolo l’idea di creare non un ufficio, ma proprio un Corpo di Polizia Europeo. Per essere precisi, un Corpo di Polizia Militare, Europeo. L’anno dopo, a settembre, in Olanda cinque rappresentanti di altrettanti stati europei firmano un primo abbozzo di trattato per quella che chiamano “EuroGendFor”, ovvero, Forza di Gendarmeria Europea. Italia, Francia, Olanda, Spagna e Portogallo mettono a disposizione le proprie Polizie Militari per partecipare. Nel gennaio 2006, viene inaugurato il Quartier Generale a Vicenza. Il tutto senza che nessun telegiornale, o giornale, ne dica un bel niente – perlomeno in Italia. Dal 2006 (in realtà dal 2005, il che già suona buffo, operativi già prima di avere un Quartier Generale) in avanti, i prodi membri della Gendarmeria Europea iniziano il loro addestramento intensivo. E di quale addestramento si tratta? Forse studiano come combattere le mafie internazionali, o i trafficanti di droga, o di prostitute, o sia mai come catturare un serial killer che vada a spasso per i diversi paesi dell’Unione Europea? Affatto, la Gendarmeria si addestra ad un compito assai specifico, che è il “controllo della folla”. E si addestrano parecchio, tanto che vengono spediti in paesi del Sudamerica, ad Haiti, in Afghanistan, in Bosnia.
Nel frattempo, nell’ottobre del 2007 viene siglato il Trattato di Velsen, che scende nel dettaglio dell’organizzazione, delle caratteristiche e delle finalità dell’EuroGendFor. Un trattato che, quando mi arriva tra le mani, mi fa fare un salto sulla seggiola.
Leggiamone qualche articolo, qui e là:
Non suona male, no? La domanda che mi sorge spontanea però è questa: perché dei militari? Perché fare un organo di Polizia Europea Militare? Di norma, la Polizia Militare nasce per gestire scenari di guerra. Che poi per ragioni storiche finisca, in alcuni paesi, a gestire anche situazioni di pace, è cosa che avviene, ed è proprio il caso dei Carabinieri italiani, come della Gendarmerie francese, della Guardia Civil spagnola, della Guardia Nacional portoghese, della Marechaussée olandese. Ma a che serve un Corpo di Polizia Militare Europeo, quando l’Europa non ha nemmeno un suo esercito?
(..) Comma 3. EUROGENDFOR potrà essere utilizzata al fine di:
a) condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico;
b) monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale;
c) assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence;
d) svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti;
e) proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici;
f) formare gli operatori di polizia secondo gli standard internazionali;
g) formare gli istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione.
Insomma, questi possono non solo fare qualsiasi attività di polizia e ordine pubblico, ma anche sostituire la stessa polizia locale, in caso di “crisi”. Interessante no? E vediamo, *dove* possono fare tutte queste cose?
Ah. Quindi qualche “organizzazione internazionale” o qualche “coalizione specifica” può chiedere e ottenere che gli venga prestato questo Esercito di Polizia Europea quando è il caso. E chi decide tutte queste cose, di preciso? Insomma, chi ha il controllo dell’EuroGendFor?
Perfetto. Quindi questo CIMIN è un organo collegiale, in cui siedono dei “rappresentanti” dei Ministeri della Difesa degli Stati Membri. E agisce secondo un regolamento che si scrivono loro.
Veniamo adesso ad un capo bello tosto:
Perfetto, quindi i locali EuGdF non potranno in nessun caso venire controllati, revocati, espropriati. Sono, a tutti gli effetti, sedi extragiudiziali, come le ambasciate. Le ambasciate però, che io sappia, non sono installazioni militari.
Quindi, nessuna comunicazione interna all’EuroGendFor può essere registrata o riprodotta in sede giudiziale. Così non sarà MAI possibile appurare eventuali responsabilità.
Perfetto. Quindi, se nell’adempimento del servizio accoppano qualcuno, non potranno neppure venire accusati. E se accusati, non potranno venire condannati. E se condannati, la sentenza non sarà eseguita. Ma quale polizia, specie quando si occupa di ordine pubblico, di “controllo della folla” gode di immunità giudiziaria, scusate?
In conclusione, in questa Europa in cui nemmeno mettere in piedi un piccolissimo ufficio di consulenza investigativa per i casi di omicidio seriale era considerato una spesa accettabile, viene invece accettato, promosso e realizzato a tempo di record un piano per creare un esercito permanente di polizia militare con l’obiettivo primario dichiarato di occuparsi di Ordine Pubblico? E dove stava l’esigenza, l’urgenza, di questo corpo di polizia militare, di preciso? Dove stanno questi paesi europei cui occorreva, in gran fretta, il supporto di eserciti comunitari nella gestione del loro ordine pubblico?
Io questa esigenza non l’ho vista, *prima* che l’EuroGendFor venisse varato. Dopo, invece, ecco che qualche occasione si è manifestata, in cui poteva ed è stato utile averlo pronto. Ad esempio, un paese in piena rivolta sociale come la Grecia. E chissà mai, magari ce ne saranno presto altri, di paesi europei, in cui servirà una polizia militare *europea* e *non* locale, addestrata al controllo della folla.
Il Trattato di Velsen è stato ratificato dal Senato Italiano tra aprile e il maggio 2010, senza che nessun telegiornale, nessun quotidiano, nessun media nazionale ne facesse menzione o ne fornisse informazione alla popolazione che – senza saperlo – ne paga i costi e ne ospita la sede. Perché, per chi non lo sapesse, la sede ufficiale del Quartier Generale dell’EuGdF è a Vicenza.
Ci sono domande?
—
Articolo pubblicato nel novembre del 2014 su Facebook:
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