Il sogno dello squalo
Categoria: Articolo
17 Giugno 2020
Stanotte ho sognato di uno squalo. Nel sogno, lo squalo fronteggiava un sommozzatore attrezzato con muta e fiocina, e considerava che qualunque fosse l’esito della lotta, lo squalo sarebbe stato il cattivo, il male. Mentre il sommozzatore, vittorioso o sconfitto che ne uscisse, sarebbe comunque risultato il buono, l’eroe della vicenda.
Ciò benché fosse lo squalo a nuotare nel proprio ambiente naturale, invece di travestirsi in modo buffo e introdursi nella casa del sommozzatore. Benché fosse lo squalo a cacciare per proprio istinto e necessità di sopravvivere, e non per decisione o persino capriccio. Benché insomma, fosse il sommozzatore ad aver invaso un terreno non suo, a forzare le regole della propria natura e causare la lotta proprio con tali scelte unilaterali. Naturalmente, nel sogno, l’eccezione era come il mio squalo fosse in grado di ragionare sul senso delle cose, e ragionando la bestia considerava anche come nessuno squalo possieda tale facoltà. E nel mio sogno, lo squalo concludeva che questa è la reale differenza tra esso ed il sommozzatore: sono gli esseri umani ad avere autocoscienza, unici nel proprio genere.
Tale è la natura dell’uomo, che non soltanto violenta ogni contesto cui abbia accesso, ma pretende anche di esserne l’eroe, il centro e insomma il nord della stessa bussola etica. Badate bene: questo processo non cambierebbe di una virgola anche se il sommozzatore evitasse lo scontro, cantasse le lodi dello squalo o facesse mea culpa per l’invadenza umana. Comunque è costui a definire il senso degli eventi, il loro significato ultimo, dove stiano il giusto e lo sbagliato, cosa si debba imparare dalla storia, come sia meglio o peggio valutare le circostanze e quale ruolo debbano aver assegnato i loro protagonisti. Tutto ciò resta facoltà e decisione sempre e solo dell’uomo, mai dello squalo.
E questa è la tragica realtà dell’autocoscienza: non può evitare di forgiare la realtà secondo la propria necessità. Qualsiasi poi sia tale necessità: tanto che consista nel sentirsi un eroico guerriero glorificando il proprio potere o invece nel descriversi un meschino invasore, celebrando un vago amore per l’universo e nutrendo il proprio senso di colpa.
È facoltà e condanna inevitabile dell’essere umano il potere di decidere il senso delle cose, piegandolo costantemente ad assumere un significato che giustifichi il proprio ruolo. Rendersene conto è il passo essenziale per assumersi davvero la responsabilità e il potere sulla nostra vita. Chi non prende coscienza dei processi con cui definisce la realtà e l’identità, ne è inevitabilmente schiavo. Non esistono azioni buone oppure malvagie, esistono rare persone responsabili a fronte di legioni di schiavi ipocriti.
Libri di Stefano Re:
» Identità Zero | Libro | 06/05/15
» Mindfucking | Libro | 06/05/15
» FemDom – preludio all’estinzione del maschio | Libro | 06/05/15
Vai al Blog
Assenza di uno scenario di vittoria, dipendenza dal sistema, lotta per se stessa, nessuna evoluzione e davvero troppa arroganza. Ecco cosa non mi convince dell’organizzazione V_V, nel metodo e nel merito.
Le selezioni di contenuti, le restrizioni di espressione, le censure e i condizionamenti che un social come Facebook impone all’opinione pubblica mondiale sono ormai una minaccia inaccettabile.
Tra tutte le mostruosità espresse ed implicite nella sentenza della Corte inCostituzionale appena pubblicata, la più folle è probabilmente questa: si ufficializza il “consenso obbligato”.