Come noi li rimettiamo.
Categoria: Articolo
25 Gennaio 2022
Se esiste uno scopo per la vita di un essere umano, è quello di evolvere. Nella pratica, di essere la versione migliore possibile di se stesso. Viviamo immersi in un sistema che ci spinge a giudicare sempre gli altri, sempre l’esterno, e mai noi stessi: “lui si comporta bene, lui si comporta male, loro hanno fatto questo, loro hanno fatto quello.” Ma come ci comportiamo noi stessi? Cosa facciamo noi stessi? Ovviamente, noi stiamo sempre reagendo alle altrui azioni, provocazioni, pressioni. Ma questo vale per tutti quanti, anche per loro, anche per gli altri.
Un esempio semplice: ho dei vicini davvero rumorosi. Una delle loro peggiori abitudini consiste nel non saper sollevare seggiole e altri mobili quando li spostano, ed evidentemente l’uso di cuscinetti si stoffa gli è sconosciuto. Un paio di volte sono già salito a bussargli alla porta, quando decidevano di ridefinire la geografia del salotto alle due di notte. Ed è stato spiacevole. Per loro, certamente, ma anche per me. E siccome a me, di loro, non frega niente, posso e devo valutare il mio bilancio personale e concludere che rompere i coglioni agli altri mi rende una persona peggiore di quel che posso essere. Anche quando loro li hanno rotti a me, anche se ritengo di essere “nel giusto” e rivendico un mio diritto. Del resto, chi mai agisce senza pensare di essere nel giusto, o per rivendicare un proprio diritto?
Tutti hanno le loro ottime ragioni per agire come agiscono, e il risultato è un circolo vizioso in cui tutti agiscono peggio di quanto potrebbero, peggiorando la vita a se stessi e agli altri, costantemente, all’infinito. Viviamo immersi in una rincorsa collettiva alla vita peggiore. Perché invece non avviare una rincorsa alla vita migliore?
Persino quando valutiamo noi stessi, lo facciamo in relazione all’esterno, agli altri: “sono meglio di lui, sono peggio di lui, ho vinto contro questa cosa, ho perso contro quest’altra”. Ma tutto ciò che sta fuori di noi, gli altri, non sono in nostro potere. Noi invece lo siamo: su noi stessi possiamo agire, possiamo decidere. E invece ubbidiamo, stolidamente, stupidamente, sottostando a regole che non abbiamo scritto né deciso e quasi sempre nemmeno sappiamo esistere. Valutare se stesso non significa compararsi ad altri, significa compararsi a chi possiamo essere. Significa comparare come ci comportiamo con il come potremo comportarci. Significa scoprire quanto possiamo essere persone migliori. La sfida è con noi stessi, non con gli altri, non con il resto del mondo.
“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,” sapete cosa significa? Significa smettiamo di esigere pagamento, smettiamo di esigere qualcosa – qualunque cosa, dagli altri. Smettiamo di pretendere che gli altri si comportino meglio, smettiamo di esigere quel che erroneamente chiamiamo “dovuto”, perché nulla è “dovuto”. L’esempio del debito è perfetto: ultimamente sto ricevendo bollette pazzesche, e sono mesi che non ho alcun tipo di entrata economica. Eppure ho parecchi crediti: persone ed enti che mi devono dei soldi. Voi dite: datti da fare, pretendi questi soldi dai tuoi debitori per poterli dare ai tuoi creditori. Ma che senso ha questo rincorrersi a rompere l’anima al prossimo perché si affanni a rompere l’anima ad un altro suo prossimo? Non vedete che diventa un cerchio di perenne pressione, angoscia, frustrazione, rancore? Rimettere i debiti significa cancellarli. Cancelliamo i nostri debiti. Fermiamo questa ruota di inutile sofferenza.
Smettila di esigere dagli altri, inizia ad esigere da te stesso. Esigi di piantarla di giudicare il resto del mondo facendone una scusa per essere peggiore di quel che puoi essere. Esigi di essere la persona migliore che puoi essere. Esigi di osservare ciò che fai, come lo fai. Esigi di farlo meglio.
Avvia un mondo migliore.
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