Chi ha paura del Lego?
Categoria: Articolo
8 Febbraio 2025
Notizia di questi giorni, il Museo della Scienza a Londra, nel suo tour informativo, propone la nozione al pubblico che il Lego, il gioco di composizione tra i più noti ed amati da sempre, sarebbe deleterio perché “promuove solo due generi”. L’accusa è che, con i suoi pezzi a incastro, indicherebbe ai bambini che l’eterosessualità è la norma.
Per prima cosa, va considerato l’attacco contro il Lego non inizia oggi. Già nel 2012, nel 2014 e poi nel 2021 si erano alzate voci coordinate che accusavano il noto gioco di svilire il ruolo femminile o di promuovere “stereotipi sessuali”. Evidentemente, il Lego ha qualche caratteristica particolarmente significativa per essere eletto a bersaglio di questa campagna. Tralasciamo per un attimo il livello dei contenuti di questa posizione e analizziamola nei suoi processi, in termini metacomunicativi.
Anzitutto è evidente la scelta di un bersaglio emotivamente coinvolgente. Il Lego è un gioco molto amato, che per intere generazioni ha permesso di allenare ed esplorare la propria creatività. L’attacco emotivo lascia disarmati, colpisce e crea eco profonde dove la mente è vulnerabile. Molti genitori si chiedono se quel che fanno fare ai loro figli sia educativo o diseducativo, e nella nostra cultura “La Scienza” viene comunemente idolatrata come fonte di verità inoppugnabili, razionale e lucida, in opposizione a una supposta ignoranza delle persone comuni.
Si noti a riguardo una delle controversie contro la ditta Lego, nel 2011, accusava precisamente la campagna “Lego Friends,” un set Lego dedicato alle bambine che prevedeva la costruzione di saloni di bellezza, pasticcerie e pezzi principalmente di colore rosa. L’accusa era di creare “grossolani stereotipi di genere”. La risposta di Lego fu di creare un nuovo set chiamato “Istituto di ricerca” che raffigurava delle scienziate donna. Vedete? #LaScienzah in salsa gender. In questo contesto, il fatto che il Museo delle Scienze di Londra fornisca una simile indicazione appare significativo delle sue potenzialità e finalità. Si sta tentando di “educare” i genitori ad allontanare i loro figli dall’uso di questo gioco. Ma perché? Che cos’ha il Lego di peculiare?
Il Lego è un gioco che permette di costruire opere ai bambini. Nelle sue versioni più antiche, non a caso quelle primariamente sotto accusa, i mattoncini erano di poche categorie: cubi, parallelepipedi, cilindri, di due soli spessori differenti. Unendo tra loro simili parti “di base” il bambino costruiva forme anche molto complesse, esplorando e allenando le sue capacità creative. Lo sviluppo nel tempo dei lego ha visto l’aggiunta di parti sempre più “specializzate”, come antenne, parti di veicoli, fari, cingoli, ruote, ed altro. Già questo erode il potenziale primario del Lego originale, togliendo di fatto spazio alla creatività pura e dandole dei “format” precostituiti con cui operare. Pur con tale “peggioramento”, il concetto di base rimane molto potente: il Lego allena comunque alla creatività, poiché anche queste parti complesse prefabbricate possono venire unite e composte in forme di varietà infinita. Sotto questo profilo, l’attacco al Lego è un attacco alla capacità di creare forme originali, un’esortazione a percorsi di obbedienza.
Un ultimo a mio vedere fondamentale punto di interesse di questa notizia è ciò che in essa viene dato per scontato. Secondo i responsabili del Museo delle Scienze di Londra, infatti, il problema è che il Lego, coi suoi incastri, indicherebbe ai bambini che “l’eterosessualità è la norma”. E si dà per scontato che questo sia un male. Ma perché mai? Non è la norma, l’eterosessualità? E da quando, non lo sarebbe più? Nessuno nega che esistano e siano potenzialmente presenti in moltissime persone anche pulsioni e desideri di esplorazione che esulano dall’eterosessualità, dai rapporti Kinsey in avanti questo tema è stato abbondantemente esplorato.
Ma il concetto di “norma” serve precisamente a indicare un modello fondamentale di riferimento, e che il genere sia binario non è frutto di cultura ma testimonianza della biologia: gli esseri umani nascono con organi genitali di due generi: maschile o femminile, e sono con tutta evidenza sviluppati per funzionare in modo complementare, con l’organo sessuale maschile che penetra e quello femminile che accoglie – esattamente come i pezzi del Lego. Altre forme biologiche NON SONO la norma, sono eccezioni. Altre preferenze sessuali NON SONO la norma, sono pulsioni e desideri, quelli sì fortemente influenzati dai modelli culturali di riferimento.
Fermo restando che ogni orientamento sessuale NON LESIVO debba venir tutelato e non diventi oggetto di discriminazione, definire la norma per quel che è rimane fondamentale. Non solo in ambito di comportamenti ed identità sessuali, in ogni ambito relazionale e identitario. E precisamente questo è, a mio parere, il messaggio minaccioso che il Museo delle Scienza di Londra esibisce in questa iniziativa: l’attacco al concetto stesso di norma. Un attacco scriteriato e pericoloso, non perché sia giusto vivere prigionieri di norme, ma perché senza riconoscerne l’esistenza, non si può nemmeno sfidarle, discuterle, rivendicarne la distanza.
The Times – Lego is anti-LGBT and promotes only two genders, says Science Museum
07 February 2025
BBC – Lego: Toymaker to remove ‘harmful gender stereotypes’
12 October 2021
https://www.bbc.co.uk/newsround/58867778
BBC – How did Lego become a gender battleground?
6 August 2014
https://www.bbc.com/news/magazine-28660069
NPR – Gender Controversy Stacks Up Against ‘Lego Friends’
18 January 2012
https://www.npr.org/2012/01/18/145397007/gender-controversy-stacks-up-against-lego-friends
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Il Museo della Scienza di Londra accusa il Lego: con gli incastri indicherebbe ai bambini che l’eterosessualità è la norma. Ma la norma non è una iniqua e restrittiva prigione: è il metro di misura per uscirne ed assumere identità.
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