Quando il vassallo già favorito di un imperatore romano si reca in visita al nuovo imperatore romano per continuare a garantirsi i favori dell’impero, non dovrebbe tentare malamente di forzargli la mano.
Se quel vassallo ha goduto, per qualsivoglia ragione, di grandi attenzioni, e in precedenza gli è stato concesso, se non ordinato, di dar per scontato il favore imperiale, non dovrebbe dar per scontato che tale favore continui, non dovrebbe pretenderlo e soprattutto non dovrebbe montarsi la testa pensando che il favore ottenuto fosse un proprio merito.
Se il nuovo imperatore si mostrasse gentile e gli facesse dei complimenti, dovrebbe ringraziare e farne tesoro, riservandosi di spingere in privato per ottenere ulteriori vantaggi per se stesso o per il proprio piccolo regno.
Cosa non fare
Quel che in ogni caso non dovrebbe proprio fare è cercare di imbarazzare pubblicamente il nuovo imperatore svilendo le sue affermazioni e proposte. O mettersi in contrasto con i suoi nuovi generali. Quel che certamente non dovrebbe nemmeno sognarsi di fare è tentare di usare il palcoscenico della corte del nuovo imperatore per forzargli la mano.
Anche se l’imperatore lo trattasse con arroganza. Anche se l’imperatore diventasse offensivo. Non perché ciò sia giusto o sbagliato. Perché, semplicemente, l’imperatore può permetterselo, il capo villaggio no.
Chi dirige l’orchestra
Qualcuno spieghi a Zelensky che il personaggio del condottiero eroico che tutto il mondo civile deve proteggere dal brutale invasore russo era una parte a lui assegnata da amministrazioni americane ormai finite. La stampa che sosteneva questa recita era pagata dagli USA. Quell’atto è finito, e se vuole anche solo avere una chance di uscirne vivo, è bene che si adatti rapidamente alla nuova narrazione.
Come gli zombie
L’ubriacatura guerrafondaia europea non ha fondamenta, perché a sua volta si reggeva sui diktat americani. Senza il sostegno USA e senza quello delle proprie popolazioni, che ormai li odiano, i politici dell’UE sono solo fantocci coi fili tagliati che continuano meccanicamente a recitare le loro parti, solo perché non si sono mai ritagliati alcuna possibile exit strategy. L’apparato mediatico che li continua a sostenere, altrettanto. Procedono mugugnando e barcollando esattamente come gli zombi: sono già morti, ma non l’hanno ancora capito.