Stato e Famiglia

Categoria:  Articolo

30 Luglio 2019

Dei casi giudiziari si occupi la magistratura, ma del rapporto tra Stato, Famiglia e figli se ne deve occupare la politica, e i Cittadini sono chiamati a comprendere, discutere e decidere cosa la politica debba fare in merito. Perché su questo tema la divisione di schieramento non è affatto strumentale, né partitica: è sostanziale ed è esistenziale.

Da un lato abbiamo un’area politica e culturale secondo cui, riguardo ai figli, è lo Stato ad avere priorità decisionale. Esponenti di questa ideologia hanno dichiarato con molta chiarezza come vedono la questione: secondo loro il figlio NON è dei genitori. I genitori sono soltanto una sorta di “guardiani” che debbono educarlo e crescerlo secondo regole dettate dallo Stato, e se non lo fanno nel modo in cui viene loro dettato, se dissentono dal programma che viene loro imposto, il bambino può e deve venirgli tolto, per assegnarlo ad altri “guardiani” più obbedienti.

Dall’altro lato, abbiamo un’area culturale e politica che ritiene siano i Genitori ad avere preminenza, e che lo Stato debba poter intervenire solo in casi estremi.

Non si tratta ovviamente solo dei figli: le due visioni discendono da idee del rapporto tra Stato e Cittadini profondamente diverse. C’è infatti chi ritiene che lo Stato debba “educare” i propri Cittadini, debba imporre loro regole e norme, altrimenti i Cittadini farebbero solo disastri. Quest’ottica considera lo Stato come una specie di “Padre-Padrone” e vede i Cittadini come dei bambini pericolosamente irresponsabili, se lasciati a gestire se stessi. C’è chi invece ritiene che lo Stato sia solo un accordo che assumono tra loro proprio i Cittadini, come adulti responsabili, per gestire e organizzare risorse e attività comuni. Secondo questa visione, lo Stato è una struttura al servizio dei Cittadini, che attua e persegue le scelte dei Cittadini stessi.

Questa differenza fondamentale si delinea in ogni tema o argomento attualmente dibattuto, dalle vaccinazioni all’economia, dalla moneta ai referendum, dalle adozioni allo status giuridico della famiglia, dalla legittima difesa al vincolo di mandato, dal modo di regolamentare l’immigrazione al tipo di alimentazione da seguire. C’è chi ripete che “devono decidere gli esperti” e poi lo Stato deve far ubbidire tutti gli ignoranti Cittadini alle regole che hanno dettato gli esperti, e c’è chi invece ritiene che gli esperti debbano venire sentiti come consulenti, debbano fornire gli strumenti per decidere, ma poi debbano essere i Cittadini a decidere riguardo alle proprie vite, e lo Stato abbia il compito di agevolare e implementare la volontà dei propri Cittadini.

La distinzione è molto semplice e molto netta: c’è chi vede lo Stato come un padrone e chi lo vede come un servo. La prima posizione promuove, richiede e produce obblighi, linee guida, libretti di istruzioni e relativi controlli e sanzioni per garantire che vengano ubbiditi. La seconda promuove, richiede e produce libertà di scelta, maggiore autonomia, maggiore informazione, maggiore responsabilità individuale. Non sono posizioni conciliabili: sono posizioni diametralmente opposte.

Sul tema dei minori, c’è chi ritiene che sia lo Stato ad aver diritto di decidere dei figli, e chi ritiene siano i loro Genitori. Va da sé che ogni bimbo maltrattato e abusato in una famiglia sarà ragione di indignazione di una parte e ogni bambino sottratto alla famiglia per venire poi maltrattato e abusato sarà ragione di indignazione dell’altra parte.

Ciascuno può e deve decidere quale priorità offra maggiori garanzie a tutela dei bambini. In linea di principio, io mi fido di più di una madre e di un padre piuttosto che di medici, sindaci, psicologi e giudici. I genitori passano anni con il bambino, ci dormono insieme ogni notte, lo osservano e stabiliscono forme di comunicazione con lui quotidianamente, la madre lo ha tenuto nel suo stesso corpo per nove mesi di fila. I funzionari pubblici, gli “esperti”, il bambino lo vedono quando e come fa loro comodo, in contesti estranei alla quotidianità del bimbo stesso, e pretendono capire la situazione adattando schemi e modelli teorici ai casi reali. Pretendono di intervenire e decidere cosa sia “meglio per il bimbo” senza nemmeno conoscerlo.

Per questo, io ritengo che si debba cambiare la legge al riguardo in modo chiaro ed evidente, togliendo allo Stato e ai suoi funzionari la possibilità di intervenire in seno alle famiglie se non in casi incontrovertibili di abuso e sofferenza del minore.

Prima di tutto, ritengo che sia necessario stabilire in modo chiaro che lo Stato è il servo dei Cittadini, non il loro padrone. Questo, è il punto veramente in discussione.

Stefano Re
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